Questo è il pensiero che vorrei lasciare alla famiglia di Marta Robin: devo dire un grazie sincero per gli insegnamenti spirituali che ho ricevuto qui. La prima cosa che mi ha colpito appena arrivata è il silenzio e subito ho provato una grande pace interiore. Ho capito che niente è grande al di fuori di Dio e niente è piccolo, se è in Lui (Irene).
O Maestro Gesù, insegnaci a trasfigurare le nostre paure nel coraggio dell’affidamento totale a Te, tramite la Vergine, nella certezza che il tuo Amore ci aiuterà a sedare tutte le tempeste esterne ed interiori e a traghettare la zattera della nostra vita all’altra riva che intravediamo nella speranza. O Signore, com’è stato per Marta, diverrà possibile nel tragitto e nell’ultima tempesta quel paradosso di gioia che un illustre imbarcato definiva: ‘l’allegria del naufrago’. Non approderemo al Paese della Felicità che dopo il naufragio dell’imbarcazione. Ma fin da adesso ne gustiamo un anticipo. Così sia (Ivo).
Durante il ritiro ho provato la chiara sensazione di un cammino che si apriva sempre su nuovi e più vasti orizzonti fino all’incontro trasfigurato e trasfigurante di Gesù. La presenza di Gesù è stata per certi versi quasi visibile e percettibile nella natura, nel silenzio, nella preghiera personale e in quella dei fratelli, ma soprattutto nella Parola del Signore, nella Lectio divina. Questa presenza così toccante ha allontanato la paura, mi ha ridato forza facendo ricrescere in me il desiderio della preghiera, un po’ sopito dalle cose da fare e mi ha fatto rigustare la gioia dell’essere prete. Guardando e meditando sulla figura di Marta Robin ho avuto poi un’ulteriore conferma che il Signore fa veramente grandi cose quando trova cuori disponibili a compiere fino in fondo la sua volontà. Per questo ho più volte ringraziato il Signore (d. F. C.).
Ho visto e condiviso momenti di preghiera e ho ricevuto l’esempio dei fratelli. Tornando a casa reco con me un seme, la Parola del Signore, a cui chiedo il coraggio di proporla a tutti, seppur nella semplicità, facendo riferimento al Tabor di questi giorni. Solo oggi, dopo aver condiviso questi giorni di ascolto della Parola, di preghiera e di fraternità, posso dire di essermi trovato sulla stessa barca e con noi c’era e continua ad esserci, Gesù! (Silvano).
Ciò che mi ha colpito del Foyer è che è una famiglia che accoglie quanti hanno bisogno di essere ascoltati e li inserisce nel tessuto della propria vita. Davvero le persone bisognose di sosta, di ascolto, di guida per la loro vita trovano qui una famiglia pronta ad accoglierli. Mi piace che i ritiri che si propongono sono inseriti nella vita di questa famiglia, che vi partecipa vivamente con la preghiera ed una cura fraterna (d. P.).
Grazie di vero cuore non solo per avermi accolto come uno di voi, nella vostra famiglia spirituale con tante attenzioni, servizi, bontà e pazienza…, ma soprattutto per essere stati il 'Focolare' che ti fa riprendere le forze quando hai freddo dentro! Grazie per la vostra preghiera, la vostra pace, le vostre 'parole e silenzi'. Siete davvero un luogo di ricostruzione, di rinascita. Grazie a tutti insieme, ma anche a ciascuno per il dono che porta e che ha ricevuto. Mi mancherete…, ma so che ci siete e che si può sempre ritornare. Io vi ricorderò ogni giorno con riconoscenza, quando leggerò la preghiera di Marthe 'O Madre amatissima' (d. R.).
«Vi furono sempre, ma non saranno mai abbastanza numerosi, centri di pace e d'irradiazione nei quali gli uomini trovano un po' di silenzio per ascoltare Dio e per unire le proprie forze in vista di qualche eventuale impresa che egli richieda o ispiri loro. Sono le porte attraverso le quali gli angeli possono scivolare di nascosto fra noi. Per secoli questa funzione toccò ai monasteri e agli istituti religiosi, che continuano tuttora e continueranno sempre ad adempierla: tutto ciò che si immaginerà di nuovo, dovrà sempre rifarsi ad essi e in essi ritemprarsi. Ma il mio pensiero è che questo compito sarà esercitato d'ora in poi anche dal mondo laico stesso, o almeno dalle famose “minoranze profetiche”, data la presa di consapevolezza che sta avvenendo ai nostri giorni da parte dei laici cristiani, e che segna una svolta davvero decisiva nella storia della Chiesa. Voglia Dio che si moltiplichino così i focolari di irradiamento spirituale che, dispersi nella grande notte della comune miseria umana, saranno su questa povera terra come costellazioni nuove di fede e di amore. [...] Nel migliore dei casi, questi focolari dispersi di irradiamento spirituale diverranno un giorno, se la libertà umana non ne rifuggirà troppo, fermento che farà lievitare tutta la pasta. Nella peggiore delle ipotesi, diverranno una diaspora più o meno perseguitata, grazie alla quale la presenza di Gesù e del suo amore rimarrà malgrado tutto in un mondo apostata»