Mons. Didier Léon Marchand,
vescovo di Valence, Diocesi in cui si trova il Grand Foyer di Chateaunef de
Galaure, così si esprimeva rivolgendosi ai membri del Foyer, raccolti in
assemblea nel giugno 1998:
Prendiamo il via da
2 Tm 2, 8-15. Troviamo per prima cosa una professione di fede: “Ricordati di
Gesù Cristo, il discendente di Davide. Egli è risuscitato dai morti: ecco il
mio vangelo”. È la professione di fede dei gruppi giudeo cristiani
dell’epoca ed esprime tutto il Vangelo. Più sotto è scritto che la Parola di
Dio non si può incatenare, che non si può incatenare il Vangelo: la Parola di
Dio passa sempre. E talvolta passa attraverso il martirio (ma passa sempre).
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I Foyers attraverso il mondo hanno proprio questa missione di professare la
fede, di dire il Vangelo, di evangelizzare. Mi ricordo che nella Evangelii
Nuntiandi c’è questo passo: “Per la Chiesa evangelizzare è portare la
Buona Notizia in tutte le situazioni dell’umanità e, attraverso il suo
impatto, trasformarla dal di dentro, rendere nuova l’umanità stessa”.
Non può non venire in mente l’Apocalisse: “Ecco, che faccio nuove tutte
le cose”, “Ma non c’è umanità nuova se non ci sono prima uomini
nuovi della novità del battesimo e della vita secondo il Vangelo”.
Rileggendo queste parole di Paolo VI, che sono state spesso riprese da
Giovanni Paolo II, mi vengono in mente i Foyers del mondo, che hanno
l’impegno di evangelizzare, di trasformare con la loro presenza e la loro
vita l’umanità dal di dentro e di permettere ad ogni uomo che giunge a
loro di vivere la novità del battesimo e il Vangelo. Questo è
evangelizzare, portare a tutta l’umanità la forza dello Spirito Santo, la
forza del Vangelo, la forza di Dio.
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Una famiglia dove si avvertono gli appelli di Dio. Questi Foyers vogliono essere
una famiglia. Penso al Sinodo africano, dove i vescovi d’Africa hanno
parlato molto della Chiesa come di una famiglia. I Foyers sono proprio quei
luoghi di famiglia, che sono delle cellule nel cuore del mondo, cellule
della Chiesa viva, in cui ciascuno può trovare Dio, in cui ciascuno può
anche scoprire la propria vocazione. I Foyers sono oggi nella nostra società
luoghi di famiglia dove le persone vengono e possono riscoprire o scoprire
per la prima volta l’appello di Dio che hanno nel cuore, un appello
profondo. Ci sono molte persone che non sono mai state aiutate a scoprire la
chiamata che Dio ha messo in essi. I Foyers sono una famiglia dove si cerca
di amarsi, di aiutarsi gli uni gli altri, di ascoltarsi. Vogliono essere
come le famiglie umane in cui i figli, con i genitori cercano di leggere
qual è l’appello del Signore. È una missione molto ricca e
particolarissima nel mondo contemporaneo: essere luoghi di luce per i
cercatori di Dio, per i cercatori di verità.
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La missione di Foyers: tracciare ben chiaro il cammino della Misericordia. Alla
fine del testo citato di Timoteo è detto: “Tracciate ben diritto il
cammino della Parola di verità”. Questa parola di verità è talvolta una
parola che è dura da dire, difficile da ascoltare, ma la nostra missione è
di tracciare la strada della Misericordia, che è la prima via che conduce
alla verità. Tracciare il cammino della Misericordia di Dio, dell’Amore
di Dio è tracciare il cammino dell’accoglienza, che diventa il segno
dell’accoglienza stessa di Dio. È come tracciare il cammino che conduce
alla verità tutta intera così come lo Spirito Santo ce la dice.
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Foyers d’Amore, di Luce, di Carità. Qual è il primo comandamento, fu domandato
a Gesù? Ama Dio e ama tuo fratello. È tutt’uno. Questo appellativo è
molto impegnativo da portare. Chiamarsi Foyers d’Amore e di Carità
significa dare al mondo, alla società di oggi un’immagine e al giorno
d’oggi si ricevono molte immagini e si vive molto di immagini. Questa
immagine è molto forte: Foyers d’Amore. Questo ci impegna fortemente
nella vita fraterna, nell’accoglienza, nell’amore che lasciamo
trasparire. È un impegno alla conversione continua e la Luce deriverà da
questo. L’unico comandamento d’amore di Gesù è la nostra prima
vocazione, come è la prima vocazione di ogni battezzato che partecipa al
sacerdozio di Cristo ed è proprio Cristo che ci dà l’esempio, amando
fino alla fine.
(Dall’omelia
tenuta da Mons. Marchand, vescovo di Valence, in occasione dell’Assemblea
mondiale dei Foyers de Charité, nel giugno 1998).
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